paracadutisti cc Tuscania

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1° RGT. CC Par.TUSCANIA

La mattina del 10 luglio 1940 furono concentrati in Roma, presso la Caserma Podgora, ventidue Ufficiali, cinquanta Sottufficiali e trecentoventi tra Appuntati e Carabinieri volontari: nasceva così il leggendario Battaglione Carabinieri Paracadutisti. Il Battaglione, ordinato su tre Compagnie, fu affidato al comando dei Maggiore Bruto Bixio Bersanetti e il giorno successivo alla ratifica ufficiale da parte dello Stato Maggiore Esercito. Il 13 luglio, il 1° Battaglione Paracadutisti raggiungeva la Scuola Paracadutisti di Tarquinia per intraprendere l'intenso addestramento aviolancistico che lo avrebbe portato agli onori e alle glorie di guerra. Da allora, da quei primi temerari militari dell'Arma che a rischio reale della vita contribuivano alla creazione di una specialità nascente, le cose sono molto mutate.Il 1° Btg Tuscania -oggi Reggimento, a seguito di variante ordinativa del 1996- si chiama così dal 10 ottobre '75, ossia da 17 anni dopo il rischieramento del Reparto Carabinieri Paracadutisti presso la Caserma Vannucci di Livorno dove tutt'ora risiede.Da organismo a livello Compagnie quale era all'atto della riformazione dopo gli eventi della seconda guerra mondiale, oggi questo Reggimento ha alle dipendenze un Battaglione, un Reparto Addestrativo ed una Compagnia Comando e Servizi, per il sostegno logistico. Tuttora inquadrato nella Brigata Paracadutisti. Folgore, il 1° Btg Tuscania intrattiene intensi legami operativi con tutti gli organi della Brigata: l'attività aviolancistica in particolare da aereoplani, dipende quasi esclusivamente dalla 46° Aereobrigata di stanza a Pisa, mentre per quanto riguarda sia addestramento che impiego operativo da elicottero, il rapporto preminente si sviluppa con il Nucleo Elicotteri dei Carabinieri di Pisa.Per praticare il paracadutismo, dato che l'uomo non è certo nato e strutturato per volare o cadere negli spazi vuoti, sono necessarie doti di prestanza fisica e soprattutto di dominanza assoluta delle reazioni naturali dell'organismo umano.A queste doti, è necessario che un paracadutista militare abbini intuibili capacità di ambientamento, orientamento e intelligenza al fine di poter portare sul terreno il suo potenziale militare pienamente, senza quindi che il lancio stesso vada minimamente ad interferire con l'autocontrollo necessario in ogni impiego di battaglia.Il successo di molte battute del Tuscania sull'Aspromonte, per esempio, non è assolutamente da attribuire al lancio in sé, ma è possibile solo grazie a un addestramento intensissimo che va ben oltre quello strettamente aviolancistico. Ecco perché in ultima analisi il Carabiniere paracadutista è fiero di essere tale: essere un parà corrisponde più a uno stile di vita che al saltare da un aereoplano con un sacco sulle spalle.Tutti coloro che desiderano accedere al Reggimento Carabinieri Paracadutisti, debbono in primo luogo superare un severissimo controllo medico e fisico. Questo tipo di controllo comprende, per l'aspetto fisico, prove di pura atletica e prestanza fisica: palestra, torre di ardimento e simili, atte a stabilire la reale idoneità atletica richiesta al militare paracadutista. Il superamento di tali test, ammette i militari al corso di abilitazione al lancio con paracadute automatico (il famoso lancio vincolato).Questo corso pianificato periodicamente dal 1° Rtg Carabinieri Paracadutisti, dura quattro settimane e viene svolto presso il Centro Addestramento Paracadutisti di Pisa, dotato di modernissime strutture sportive e prelancistiche. I frequentatori che terminano con successo detto corso comprendente i tre lanci vincolati prescritti, conseguono la "qualifica di Paracadutista", che viene poi commutata a seguito di altri due lanci in assetto di guerra presso il Tuscania in qualifica di "Paracadutista Militare". Tutti i Carabinieri così qualificati, ma che per motivi di organico non vengono assorbiti nel Tuscania, possono svolgere annualmente attività aviolancistica presso il CEAPAR di Pisa.L'impiego operativo dei 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti spazia tra le situazioni più disparate. Dall'attività di soccorso in occasioni di calamità naturali di vaste proporzioni e, dove è necessario, l'impiego di uomini fisicamente adatti a terreni impraticabili o impervi, all'intervento prettamente militare contro le organizzazioni terroristiche, come ha testimoniato per il passato la Medaglia d'Oro conferita al Capitano Paracadutista dei Carabinieri, Francesco Gentile. Proprio in questi mesi di gravi tensioni internazionali e venti di guerra che hanno coinvolto anche il nostro Paese in terre e mari lontani, il pensiero di molti Italiani corre proprio al Reggimento Paracadutisti Tuscanía, sull'onda emotiva e in ricordo del chiaro esempio di dedizione al servizio che il 1° Reggimento ha dato nel corso della sua missione in Libano. Anche per fugare qualche imprecisione storica sulla partecipazione di questo reparto dei Carabinieri in seno alla Forza Multinazionale di Pace, ne ricordiamo qui le tappe salienti La presenza dei contingente italiano in terra libanese si articolò in due tempi: il primo periodo ebbe inizio il 26 agosto e si concluse l'11 settembre dei 1982, registrando tra le altre presenze militari italiane, quella di un Plotone di Carabinieri. Il secondo periodo ebbe inizio il 18 settembre dello stesso anno e vide lo schieramento, oltre a un altro Plotone di Carabinieri, dell'intero 1° Battaglione Paracadutisti, al fianco naturalmente di reparti delle altre Armi.

Con il ritiro del contingente italiano dal Libano, il Tuscanía riportò a casa, con i suoi ragazzi, un bagaglio di esperienze e osservazioni che hanno contribuito ulteriormente a farne uno dei reparti più ammirati delle Forze Armate italiane, additati a esempio anche dai militari di altri Paesi europei.

Due operatori dei CC Tuscania allenati e formati da Alessio Peluso nel sistema di autoprotezione MDIM self defense system